Viaggiare verso Procida è soprattutto un'esigenza.
Un richiamo ancestrale reso pubblico dalla nomina dell'isola a Capitale delle Cultura Italiana.
Procida si è affacciata a questa nuova esperienza imbracciando un olifante e gridando la riscossa di territori dimenticati, impervi, ostici.
La voce dell'isola si è fatta polvere, vento, acqua, per risalire strade, sentieri, viottoli, mari e fiumi fino alla sorgente dove vivevano, è vivono tutt'oggi, popolazioni resilienti, aspre, di modi ruvidi ma sani, capaci di adattare e sintonizzare l' ecosistema dell' anima al paesaggio che li ospita.
Popolazioni silenziosamente isolate, in territori bagnati anziché dal mare, da confini disegnati da profili di montagne; le stesse abitate un tempo dai procidani ?
Viaggiare verso Procida diventa oggi un dovere morale e politico.
Un simbolo, un manifesto dell'inclusione sociale di un territorio con la capacità di mantenere la nostra identità.
Da quaste premesse la necessità di muoversi in cammino affondando i passi in un territorio visto ma non esplorato, seguendo un sentiero naturale che da millenni è via oltre i confini :
L'ACQUA
Il Fiume Serchio, sarà anfitrione e compagno di viaggio fino alle porte del Mare.
Con l'acqua mi confronterò; confidenze libere ascoltando storie barattate con un po' di luce.
Sarà poi il mare, l' amico Serchio in un cambio d'abito, ad accompagnare il viaggio fino alla destinazione.
Un' ultima tappa lenta, accordando i battiti di torrente ad un nuovo respiro, ad un nuovo orizzonte.
La necessità di abituare gli occhi ad una visione più ampia.
Quelle linee all'orizzonte mutevoli come il tempo; inizialmente saranno vette, cime, passi, poi linee piane, profili, sagome in lontananza di territori che risuonano le nostre stesse storie.
E non potrebbe che essere così.
Siamo corpi liquidi fatti della stessa acqua che scende dai pendii delle montagne e risacca, rumorosa, le coste di Procida.
Approderò, dopo un lungo viaggio, accorgendomi di mettere un piede nello stesso posto dal quale sono partito.
...Un richiamo ancestrale
...Quelle linee all'orizzonte mutevoli come il tempo; inizialmente saranno vette, cime, passi, poi linee piane, profili, sagome in lontananza di territori che risuonano le nostre stesse storie.
...Approderò, dopo un lungo viaggio, accorgendomi di mettere un piede nello stesso posto dal quale sono partito.